Irene Soave

meglio

In le parole di oggi on 3 novembre 2010 at 11:50 am

meglio un uovo oggi che una gallina domani. meglio bruciare che spegnersi lentamente (Neil Young). meglio la botte piena o la moglie ubriaca? meglio tardi che mai. meglio essere prudenti che spiacenti. il meglio è nemico del bene. meglio andare con le belle ragazze che essere gay. meglio tre ore troppo presto che un minuto troppo tardi. (William Shakespeare). meglio fare e pentirsi che rimpiangere di non aver fatto. meglio soli che male accompagnati. meglio tacere e sembrare stupidi che aprire la bocca e togliere ogni dubbio (Oscar Wilde)

verità

In le parole di oggi on 8 settembre 2010 at 8:18 am

Will it come like a change in the weather?
Will its greeting be courteous or rough?
Will it alter my life altogether?
O tell me the truth about love.

 

I finiani di Farefuturo attaccano il direttore del Tg1. “Caro babbo Natale”, scrivono sul loro webmagazine: “liberaci da Minzolini, che non fa informazione ma solo propaganda”. Chiedendo più “verità” nel tg dell’ammiraglia. Ma che tempismo. Certo in effetti nel quasi ventennio in cui sono stati alleati strettissimi con B il problema del pluralismo non c’è mai stato, è nato solo negli ultimi mesi.  Qui spiegano il perchè di una rivolta tanto tardiva, ma, a me pare, arrampicandosi un po’ sugli specchi.

L’ambiziosa parola “verità” è anche la missione di Wikileaks, il sito che pubblica documenti anche riservatissimi da cui ormai periodicamente scoppiano calderoni. “Sogno un giornalismo che funzioni come la scienza”, è il manifesto del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, “che per ogni cosa che dice è tenuto a portare prove, documenti, evidenze”. Lui ora ha guai giudiziari, alcuni collaboratori del sito gli chiedono di lasciare.

La verità, vi prego, sull’amore. La chiedeva il poeta W. H. Auden, la chiediamo tutti, no? Forse per questo spuntano come funghi i “libri-verità”. L’ultimo è Vietato ai minori, firmato da una certa Veronica Q., che dopo Melissa P. preluderà forse a una Carla S., a una Roberta T, a una Giovanna U. e via dicendo. Gli ingredienti sono quelli della cronaca recente meno documentata: ragazzine adolescenti che fanno sesso prestissimo (novità generazionale?) magari in cambio di una ricarica del cellulare, genitori assenti che compensano dispensando denari a palate, amiche stronze, vestiti firmati, adulti pronti ad approfittare dello smarrimento di queste ragazzine alla prima occasione che si presenti. Un “assaggio” del libro (Newton Compton) si trova nei bar e nelle metropolitane, distribuito in formato cartolina. Boh non so. A me è molto più simpatica quest’altra “lettera-verità” uscita ieri sul Corriere, di una ragazza sedicenne che, racconta, nella sua vacanza a Ios tra sbronze e discoteche si è annoiata da morire. Mi piace perchè non addita i coetanei, non parla di generazione allo sbando, non giudica. Dice solo: mi sono annoiata! E io che nel 2005 feci una vacanza a Mykonos dal copione più o meno simile posso capirla benissimo.

 

vacanze

In le parole di oggi on 29 agosto 2010 at 3:41 PM

Perchè no, vivo in vacanza da una vita
Perchè no, tra una discesa e una salita

Beh, sono finite. Questo blog riapre, la moda autunnale è in agguato, inguardabile ma ci abitueremo, ci tagliamo i capelli, ci rivestiamo, riapriamo i giornali. Non è un inizio con molto mordente, ma l’importante è rimettersi in pista. Che è già qualcosa: c’è chi le vacanze le continuerà suo malgrado per un bel po’: ad esempio le migliaia di insegnanti il cui posto – precario o di ruolo – è stato cancellato dai tagli della finanziaria e della riforma gelmini.

Ed è strano che di vacanze – vere, non coatte – si senta tanto bisogno in un periodo in cui è proprio la scarsità di lavoro a preoccupare di più. Spuntano come funghi persone (nemmeno vecchie: sui trentacinque, quaranta, e con professioni tipo avvocato giornalista ingegnere commercialista) che parlano, e qualcuno lo fa, di mollare tutto e aprire il famoso chiringuito/posada/agriturismo/atelier/negozietto in qualche posto strafigo, o comunque più passabile di Milano. In vacanza da una vita, come diceva Irene Grandi. Da una vita produttiva e però stressante, il cui senso compiuto “verticale”, di ascesa verso una meta, è diventato opprimente e non più poi tanto sensato. Prima dell’estate sono usciti – e immediatamente ristampati un sacco di volte – due libri su questo fenomeno (generazionale? forse, perchè già il nullologo generazionale fabio volo lo aveva preconizzato due anni fa nel suo orrido e però onnipresente in metropolitane hall aeroportuali e sale d’aspetto “un posto nel mondo”), che i sociologi chiamano downshifting: cambiare vita “al ribasso”, con meno carriera, meno soldi, meno ambizioni; e più natura, più fai-da-te, più affetti veri. Uno, edito da Chiarelettere, l’ho pure comprato. Non so, posso dire che a me viene un po’ la pelle d’oca? A me piace(rebbe) lavorare.

Ma le vacanze fanno bene. Non solo a chi le fa: ad esempio le ferie italiane del dittatore libico Muhamar-Michael Jackson-Gheddafi  “porteranno grandi vantaggi e soprattutto la fine dell’epoca coloniale. Ne beneficeranno le imprese, si continueranno ad avere benefici sulla collaborazione nella lotta all’immigrazione clandestina e ci auguriamo potranno avere qualche risarcimento anche le migliaia di cittadini italiani cacciati su due piedi negli anni 70”. Lo dicono dal Pdl in risposta ai dipietristi, gli unici, su tutti i giornali online in questo momento, che usano la parola dittatore riferita al nostro ospite, primo azionista Unicredit, socio Eni e Juventus, Impregilo e Terna, che in quanto tale non olet.